counsel-coaching-strategico

“il vero viaggio di scoperta non è vedere nuovi mondi ma cambiare occhi”
B. Pascal

Il Counsel Coaching Strategico, sviluppato da M. Cristina Nardone, non è una semplice fusione sinergica di Counseling e Coaching, né si colloca in un punto intermedio tra i due. Esso rappresenta una terza categoria distinta, un PARADIGMA a sé stante la cui identità è definita non dalla sua apparente natura ibrida, ma dalla sua radice epistemologica di derivazione cibernetico-sistemica.

Il suo più significativo punto di rottura con gli approcci convenzionali, risiede nel suo impegno a sfruttare una comprensione sofisticata dei meccanismi di funzionamento umano per trasformare il cambiamento positivo da un esito auspicabile a un risultato “inevitabile”.
Ogni intervento mira alla massima efficacia (soluzione del problema o raggiungimento di un obiettivo) e alla altissima efficienza (produrre il risultato nel minor tempo possibile e con la minor fatica e sofferenza per il cliente)

Difatti le sue strategie non sono frutto di un improvviso atto di creatività, ma sono basate sull’applicazione di un sistematico metodo di ricerca-intervento che attraverso la “sua” precisa logica-non ordinaria fanno si che rigore ed inventiva si alimentino a vicenda, poiché come sosteneva G. Bateson “Il rigore da solo è morte per asfissia la creativa da sola è pura follia”.

Il linguaggio del counsel coaching strategico è quello dei risultati: questo lessico inquadra l’intervento non tanto come un viaggio esplorativo, quanto come un’operazione ingegneristica precisa, quasi chirurgica, che lo rende una rigorosa “tecnologia del cambiamento” volta a ristrutturare la percezione e la reazione del cliente, rendelo protagosista della sua vita.

In questo senso, il Counsel Coaching Strategico si propone non solo come un’arte dell’aiuto, ma come una scienza applicata della soluzione. In sintesi, una scienza applicata della soluzione con ” EFFICACIA SUPERIORE AL 95% SU OLTRE 6.000 CASI TRATTATI”.

Nonostante i successi ottenuti, la messa a punto di ulteriori protocolli, predittivi, ripetibili e trasmissibili, continua ad essere la priorità di M. Cristina Nardone come rinsegna ai suoi allievi: non abbiamo una «fede» da difendere, ma risultati concreti da realizzare nel minor tempo possibil.

Il modello di COUNSEL COACHING STRATEGICO e analisi Comparativa verso altre Metodologie di Counseling-Coaching

Navigare il Paesaggio del Cambiamento Personale e Professionale

 Nel panorama contemporaneo dello sviluppo personale e professionale, si assiste a una proliferazione di metodologie volte a catalizzare il cambiamento, ottimizzare la performance e migliorare la qualità della vita. In questo contesto, termini come “Counseling” e “Coaching” sono entrati nel lessico comune, spesso utilizzati in modo intercambiabile e con una comprensione generalizzata delle loro reali specificità. Il presente testo si propone di superare tali definizioni generiche per fornire un’analisi rigorosa e basata sull’evidenza delle differenze fondamentali tra il Counseling, il Coaching e un terzo, specifico paradigma: il Counsel Coaching Strategico.
Al centro di questa analisi si colloca la figura di M. Cristina Nardone, ideatrice e architetto del Modello di Counsel Coaching Strategico. Il suo ruolo trascende quello di semplice professionista per configurarsi come quello di una teorica e innovatrice che ha sintetizzato ed evoluto principi strategici preesistenti in un modello operativo unico. La sua missione dichiarata è quella di trasformare gli individui da soggetti passivi che subiscono la propria realtà ad attori e costruttori attivi della stessa.

L’obiettivo primario di questo documento è far emergere che il Counsel Coaching Strategico non rappresenta una semplice ibridazione o una somma sinergica di Counseling e Coaching. Al contrario, esso costituisce un paradigma fondamentalmente differente, una “tecnologia del cambiamento” 6 radicata in un’epistemologia unica del problem-solving e della comunicazione, derivata direttamente dalla Scuola di Palo Alto e dalla sua moderna evoluzione.
Si argomenterà che questo modello ridefinisce gli obiettivi, i metodi e i risultati attesi di un intervento orientato al cambiamento, posizionandosi come un approccio ingegnerizzato per produrre risultati rapidi e misurabili.

La stessa creazione del termine “Counsel Coaching Strategico” risponde a una precisa logica di posizionamento. In un mercato affollato, dove le definizioni di “Counseling” e “Coaching” possono apparire ampie e talvolta vaghe, la denominazione scelta da M. Cristina Nardone è un atto deliberato.
Combinando “Counsel” e “Coach”, il modello si rivolge a un pubblico che cerca sia la risoluzione di problemi sia il raggiungimento di obiettivi. Tuttavia, è l’aggiunta del qualificatore “Strategico” a costituire il vero elemento distintivo. Questo termine non è un mero aggettivo, ma un marchio che lega il modello a una tradizione intellettuale specifica, rigorosa e validata: quella del Problem Solving Strategico e della Comunicazione Strategica. In tal modo, il modello si eleva al di sopra di una semplice fusione, dichiarando una superiorità metodologica basata su efficacia, efficienza e un fondamento scientifico-applicativo.

Sezione 1: Le Discipline Fondamentali: DELINIARE COUNSELING E COACHING
Per comprendere appieno l’unicità del Counsel Coaching Strategico, è indispensabile stabilire una chiara definizione delle due discipline da cui trae nominalmente spunto, delineandone i confini, gli obiettivi e gli strumenti secondo le accezioni più comuni.

1.1 IL DOMINIO DEL COUNSELING: Un Focus sul Benessere e la Risoluzione dei Problemi

Il Counseling, nella sua concezione generale, si definisce come un processo di supporto volto ad aiutare gli individui a superare difficoltà presenti, a gestire momenti di transizione o a risolvere blocchi emotivi che compromettono la loro qualità di vita.  L’attenzione è primariamente rivolta al “qui e ora” di una problematica specifica, spesso esplorandone le radici nel passato recente per facilitarne la comprensione e la risoluzione. Gli strumenti cardine del counselor includono l’accoglienza, l’empatia, l’ascolto attivo e l’accettazione incondizionata, al fine di creare uno spazio sicuro in cui il cliente possa esplorare se stesso e mobilitare le proprie risorse interne.  L’obiettivo non è tanto fornire soluzioni, quanto creare le condizioni affinché il cliente possa trovare le proprie.
All’interno del framework strategico, tuttavia, la componente “Counseling” subisce una radicale trasfigurazione. M. Cristina Nardone non la interpreta come un mero supporto empatico, ma come la “facilitazione del cambiamento richiesto per la soluzione di problemi”.

L’approccio strategico si disinteressa delle “verità profonde” e del “perché” un problema esista; la sua indagine è squisitamente funzionale e pragmatica. Al counselor strategico interessa “come funziona” il problema nel presente e “come farlo funzionare nel miglior modo possibile”.

Questa prospettiva sposta il focus dall’esplorazione alla risoluzione, dalla comprensione all’azione, prefigurando già una divergenza sostanziale rispetto all’approccio tradizionale.

1.2 IL DOMINIO DEL COACHING : Un Focus sulla Performance e sul Raggiungimento Futuro

Il Coaching, d’altra parte, affonda le sue radici nel mondo dello sport, nascendo come una metodologia per allenare e migliorare la performance degli atleti.8 Questa origine ne definisce la natura intrinsecamente pragmatica, proattiva e orientata al futuro. Il ruolo del coach è quello di supportare il cliente (coachee) nel chiarire i propri obiettivi, nello sbloccare il potenziale inespresso e nel definire un piano d’azione concreto per raggiungere i risultati desiderati. Il focus è sul passaggio da uno stato attuale a uno stato futuro desiderato, lavorando sulle competenze, sulle risorse e sulla motivazione.

La visione di M. Cristina Nardone sul Coaching è allineata a questa definizione generale: esso “allena il Cliente a chiarire i propri obiettivi e a trovare risorse e abilità per raggiungerli e conquistare autostima ed eccellenza“.5 Anche in questo caso, però, il modello strategico non si limita ad adottare questa cornice, ma la potenzia e la ridefinisce attraverso l’innesto delle sue tecnologie specifiche, come verrà approfondito nelle sezioni successive.

L’esistenza stessa del modello di Counsel Coaching Strategico e la sua enfasi su pragmatismo, rapidità ed efficacia costituiscono un’implicita critica ai limiti delle discipline tradizionali. Dal punto di vista strategico, un approccio di Counseling tradizionale, pur essendo di supporto, potrebbe rivelarsi insufficiente se privo di una tecnologia strutturata e rigorosa per produrre attivamente il cambiamento. Potrebbe rimanere bloccato nell’esplorazione del “perché” del problema senza disporre di una strategia precisa per smantellarne il funzionamento.

Allo stesso modo, un approccio di Coaching tradizionale potrebbe risultare superficiale o inefficace se ignora i pattern disfunzionali e i blocchi emotivi sottostanti che, di fatto, impediscono il raggiungimento degli obiettivi. Il modello strategico si fonda sulla premessa che il fallimento nel raggiungere un obiettivo spesso non è dovuto a una mancanza di volontà o di risorse, ma alla persistenza di “tentate soluzioni ridondanti” che sabotano lo sforzo.5

Un coach tradizionale che si concentra solo sul futuro potrebbe non riuscire a incidere su questi schemi autoperpetuanti. Il Counsel Coaching Strategico si posiziona quindi come la sintesi necessaria: utilizza il potente motore del problem-solving strategico (la parte “Counsel”) per eliminare i blocchi e liberare la strada, permettendo così un efficace potenziamento della performance (la parte “Coach“). In sostanza, risolve il problema di non riuscire a risolvere il problema o di non riuscire a raggiungere l’obiettivo.

Sezione 2: L'Epistemologia "Strategica": Il Quadro Filosofico della Scuola di Nardone

Per comprendere la divergenza radicale del COUNSEL COACHING STRATEGICO, è necessario analizzare il suo DNA intellettuale, ovvero l’epistemologia che ne informa ogni aspetto. Il termine “Strategico” non è un semplice aggettivo, ma il fondamento di un intero modo di concepire la realtà, i problemi e il cambiamento.

2.1 LIGNAGGIO TEORICO STORICO
Il Modello Strategico non nasce dal nulla, ma è l’evoluzione moderna di una ricca tradizione di pensiero. Le sue radici affondano primariamente nel lavoro del Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto, California, e nelle teorie sistemiche e cibernetiche di pensatori come Gregory Bateson e Paul Watzlawick.

Da questo filone, il modello eredita una visione della realtà come costruzione interattiva e dei problemi non come entità isolate, ma come equilibri disfunzionali all’interno di un sistema (individuo, famiglia, azienda).
A questa base scientifica moderna, il modello unisce la saggezza di due tradizioni antiche: l‘arte della retorica dei sofisti greci e l’arte cinese dello stratagemma.

Entrambe condividono un approccio pragmatico focalizzato sull’ottenere un risultato attraverso mezzi non lineari, persuasori e talvolta paradossali, aggirando la resistenza attraverso l’astuzia e la flessibilità.

Questa sintesi è stata formalizzata e trasformata in una moderna tecnologia di intervento da Giorgio Nardone, (fratello di M. Cristina) che ha sviluppato il modello della “Terapia Breve Strategica”.

È su queste solide fondamenta che M. Cristina Nardone ha costruito il suo specifico modello di Counsel Coaching Strategico, adattandolo e specializzandolo per i contesti non clinici.

2.2 Le Tecnologie Fondamentali dell'Intervento Strategico

Il modello si avvale di due strumenti operativi principali, che funzionano in simbiosi come “due facce della stessa medaglia”.

2.2.1 Il Problem Solving Strategico
Questa non è una semplice tecnica di risoluzione dei problemi, ma un modello rigoroso e al contempo flessibile per concettualizzare e risolvere qualunque tipo di difficoltà.
La sua applicazione si basa su alcuni principi cardine:

● Spostamento di Paradigma: L’analisi si sposta da una logica causale-lineare (“Perché esiste questo problema?”) a una logica funzionale-circolare (“Come funziona e persiste questo problema, qui e ora?”).5 Il professionista strategico non è un archeologo del passato che scava alla ricerca delle cause remote, ma un ingegnere del presente che interviene sui meccanismi che mantengono in vita il problema.

● La “Tentata Soluzione Ridondante”: Questo è il concetto diagnostico e operativo centrale del modello. La “tentata soluzione” è tutto ciò che la persona o il sistema mette in atto nel tentativo di risolvere il problema. Paradossalmente, è proprio la ripetizione di questi tentativi fallimentari a mantenere, e spesso a peggiorare, la situazione che vorrebbero risolvere. Identificare e interrompere queste “tentate soluzioni” è la chiave di volta dell’intervento.

● Logica Non Ordinaria: Per aggirare la resistenza al cambiamento, che è spesso basata su una logica razionale e lineare, il modello impiega stratagemmi basati su una logica non ordinaria (paradossale, contro-intuitiva). Tecniche come “chiedere di peggiorare” (il cliente, nel cercare di immaginare come peggiorare la situazione, scopre involontariamente cosa la mantiene e come evitarlo) o “prescrivere il sintomo” (ordinare al cliente di mettere in atto volontariamente il comportamento problematico, facendogliene perdere il controllo involontario) sono progettate per creare una “esperienza emozionale correttiva”. Questa è un’esperienza concreta che smentisce la percezione disfunzionale del cliente e apre la strada a nuove reazioni e comportamenti.

2.2.2 La Comunicazione e il Dialogo Strategico performativo
Il processo di problem-solving è inestricabilmente legato a una forma di comunicazione sofisticata e finalizzata, il “Dialogo Strategico Performativo”.

Questo non è un semplice colloquio, ma una tecnica avanzata per condurre un’interazione capace di indurre cambiamenti radicali.
● Un Processo “ad Imbuto”: Il dialogo è strutturato come un imbuto. Si parte da domande ampie per poi stringere progressivamente il campo, utilizzando una sequenza di domande strategiche che guidano l’interlocutore a “scoprire” nuove prospettive e soluzioni come se fossero una sua autonoma conquista.

● Linguaggio Evocativo e Persuasorio: La comunicazione strategica fa un uso massiccio di parafrasi ristrutturanti, analogie, aforismi e metafore. Questi strumenti non servono a spiegare razionalmente, ma a “evocare sensazioni” e a ristrutturare la percezione della realtà del cliente, rendendo il cambiamento un’esperienza non solo possibile, ma naturale e desiderabile. L’obiettivo non è convincere, ma persuadere attraverso l’esperienza, rendendo il cambiamento prefissato “inevitabile”.

  • L’Obiettivo Finale: Lo scopo ultimo di questa “danza comunicativa” 6 è smantellare abilmente la costruzione della realtà disfunzionale del cliente e co-costruire insieme a lui una nuova cornice percettiva e reattiva, più funzionale. L’obiettivo non è convincere, ma persuadere attraverso l’esperienza, rendendo il cambiamento prefissato “inevitabile”.


L’epistemologia del modello Nardone si fonda su un principio radicalmente pragmatico e costruttivista, che inverte la massima tradizionale “conoscere per cambiare”. Il modello opera secondo il principio del “cambiare per conoscere”.

L’azione e l’esperienza vissuta hanno la priorità sull’insight cognitivo. Le tecniche strategiche non sono progettate per fornire al cliente una comprensione intellettuale illuminante delle proprie dinamiche, ma per indurlo a compiere un’azione o a vivere un’esperienza che contraddica concretamente la sua realtà problematica.

Ad esempio, UN MANAGER PARALIZZATO DALLA PAURA DI SBAGLIARE non riceve un’analisi delle sue insicurezze infantili, ma viene guidato attraverso un dialogo o una prescrizione comportamentale a vivere una “esperienza emozionale correttiva”. Potrebbe essergli chiesto di commettere deliberatamente un piccolo errore controllato, scoprendo che le conseguenze non sono catastrofiche e che l’ansia anticipatoria era il vero problema.

Questa nuova esperienza diventa il dato di fatto che forza una ristrutturazione cognitiva ed emotiva. Il cliente sa che le cose possono essere diverse perché ha appena fatto o sentito qualcosa di diverso. La conoscenza, quindi, non è il prerequisito del cambiamento, ma la sua diretta conseguenza

3.1 La Genesi del Modello: Il Contributo di M. Cristina Nardone

Il Counsel Coaching Strategico è esplicitamente attribuito all’ideazione di M. Cristina Nardone.1 Il suo contributo distintivo risiede nell’aver preso le potenti tecnologie del Modello Strategico, spesso nate e perfezionate in ambito clinico, e nell’averle adattate, raffinate e sistematizzate per un’ampia gamma di contesti organizzativi e di sviluppo personale: dal mondo aziendale alla leadership, dalla performance individuale alla gestione dei team.4

Il suo modello si distingue per un’enfasi particolare su tecniche “Action oriented” (orientate all’azione), per la sua flessibilità e per una natura intrinsecamente auto-correttiva, capace di adattarsi dinamicamente alla specifica realtà alla quale viene applicato.

3.2 La Modalità Integrata: Armonizzare Risoluzione dei Problemi e Raggiungimento degli Obiettivi

Questa è l’essenza operativa del modello. Non si tratta di applicare prima il Counseling e poi il Coaching in modo sequenziale. È una fusione integrata in cui la componente “Counseling”, armata degli strumenti del Problem Solving Strategico, interviene per rimuovere i blocchi, sradicare le “tentate soluzioni” e ristrutturare le percezioni disfunzionali. Contemporaneamente, la componente “Coaching” utilizza il dialogo strategico per canalizzare le risorse liberate e l’energia ritrovata verso la definizione e il raggiungimento di obiettivi concreti e sfidanti.

Questo processo non è lineare, ma circolare e sinergico, una “danza comunicativa” 6 in cui affrontare il blocco è il primo passo per raggiungere l’obiettivo, e la definizione chiara dell’obiettivo fornisce la direzione e la leva motivazionale per risolvere il problema. L’esito finale di questo processo è lo sviluppo nel cliente di una “consapevolezza operativa”.

Questo concetto va oltre la semplice auto-consapevolezza introspettiva; indica una capacità pratica, applicabile nel momento, di percepire la realtà in modo funzionale e di agire efficacemente per gestirla e costruirla, trasformando i propri limiti in risorse.

3.3 La Postura del Professionista: Il Ruolo del Counsel Coach Strategico

Il ruolo del Counsel Coach Strategico si discosta nettamente da quello del counselor tradizionale o del coach motivazionale. Non è un ascoltatore passivo né un semplice “allenatore”. È un architetto pragmatico del cambiamento, una guida attiva e direttiva che utilizza una tecnologia precisa per raggiungere un risultato concordato.

Il suo focus, come già sottolineato, non è sul “perché” delle cose, ma sul “come funzionano” e su come farle funzionare meglio.14 L’arte del professionista strategico consiste nel rendere il cliente “artefice di ciò che costruisce e gestisce, invece che vittima di ciò che costruisce e subisce”.5 L’intervento non si limita a risolvere il problema contingente, ma mira a trasferire al cliente gli strumenti stessi del cambiamento, emancipandolo e rendendolo capace di affrontare le sfide future con una nuova competenza.

In questa prospettiva, il modello di Counsel Coaching Strategico si rivela essere, nella sua essenza, un modello educativo mascherato da professione d’aiuto. La sua finalità ultima non è creare una dipendenza dal professionista, ma, al contrario, renderlo ridondante. La missione dichiarata è insegnare alle persone a passare da una realtà subita a una realtà costruita e gestita 5, un obiettivo intrinsecamente pedagogico. I percorsi formativi sono esplicitamente progettati per creare “persone strategiche”  e per insegnare loro ad applicare gli strumenti su se stessi, attraverso un “self help strategico”. La promessa fatta al cliente non è solo la risoluzione del problema attuale, ma la fornitura di “strumenti concreti operativi” per il futuro, dotandolo di strategie e abitudini per migliorare autonomamente.

Un intervento di successo, quindi, non solo risolve la difficoltà presentata, ma produce un effetto di secondo ordine: “vaccina” il cliente contro problemi futuri simili, modificando il suo sistema operativo di base per percepire e reagire alla realtà. Il cliente non riceve solo un pesce, ma impara a pescare, strategicamente.

Sezione 4: Un’Analisi Comparativa Multi-Fattoriale

Per cristallizzare le distinzioni fin qui emerse, questa sezione offre un confronto diretto e sistematico tra i tre approcci attraverso una tabella comparativa, seguita da un’elaborazione narrativa che approfondisce i punti chiave.

Tabella 1: Quadro Comparativo di Counseling, Coaching e Counsel Coaching Strategico (Modello Nardone)

 

4.1 Elaborazione Narrativa del Confronto

La tabella evidenzia differenze strutturali, non solo di sfumatura. L’approccio del Counseling tradizionale si basa su una relazione di supporto in cui il cambiamento emerge organicamente dal cliente. Il professionista crea le condizioni, ma non “ingegnerizza” il processo. Il Coaching tradizionale, pur essendo più direttivo, si concentra primariamente sulla mobilitazione di risorse e volontà già esistenti, lavorando a un livello prevalentemente comportamentale e motivazionale.

Il Counsel Coaching Strategico si colloca su un piano differente. Il suo presupposto è che spesso la volontà e le risorse sono bloccate da percezioni e reazioni disfunzionali che il cliente non può superare con la sola logica ordinaria. Pertanto, l’intervento non è solo di supporto o di motivazione, ma è un’operazione strategica mirata a smantellare la struttura del problema.

Mentre un counselor potrebbe esplorare empaticamente la paura di parlare in pubblico di un manager, e un coach potrebbe stabilire un piano d’azione graduale per aumentare le sue esposizioni, un Counsel Coach Strategico indagherebbe su cosa fa il manager per cercare di gestire la sua ansia (le “tentate soluzioni”: iper-preparazione, evitamento, auto-dialogo negativo) e prescriverebbe una manovra paradossale (es. “prima di ogni presentazione, passi cinque minuti a pensare volontariamente a tutti i peggiori scenari possibili”) per interrompere il circolo vizioso e creare una nuova esperienza percettiva. L’ascolto del professionista strategico non è solo empatico, è diagnostico; le sue domande non sono solo esplorative, sono leve progettate per ristrutturare la realtà dell’interlocutore.

In sintesi, se il Counseling aiuta a “sentirsi meglio” riguardo a un problema e il Coaching aiuta a “fare meglio” nonostante un problema, il Counsel Coaching Strategico mira a “FUNZIONARE MEGLIO” DISSOLVENDO LA STRUTTURA STESSA DEL PROBLEMA, rendendo così il “sentirsi” e il “fare” una conseguenza inevitabile.

 

Sezione 5: Domini di Applicazione e Profili dei Clienti

La natura del modello strategico, focalizzato sui processi disfunzionali piuttosto che sui contenuti specifici, ne determina un campo di applicazione eccezionalmente vasto e un profilo di cliente ben definito.

5.1 Scopo dell’Intervento

Il Counsel Coaching Strategico vanta una notevole “trasversalità” di applicazione. Il modello non è confinato a un singolo settore, ma si applica a qualsiasi situazione in cui un sistema umano (individuale o collettivo) è bloccato in un equilibrio disfunzionale. Gli ambiti di intervento dichiarati sono molteplici e variegati:

  • Ambito Personale: Gestione di cambiamenti di vita, aumento dell’autostima, superamento di blocchi emotivi.
  • Ambito Relazionale: Risoluzione di conflitti di coppia, familiari o lavorativi.6
  • Ambito Professionale e Manageriale: Sviluppo della leadership, gestione di collaboratori, presa di decisioni complesse, career coaching.6
  • Ambito Aziendale e di Team: Gestione dei conflitti interni, miglioramento della comunicazione, allineamento verso obiettivi strategici.6
  • Contesti Specifici: Il modello è stato declinato anche per settori particolari come quello educativo e sanitario, come testimoniato da pubblicazioni quali “L’Infermiere Strategico”.6

Questa versatilità deriva dal fatto che il modello non tratta “problemi di marketing” o “problemi di coppia”, ma tratta “problemi di funzionamento” che si manifestano in contesti di marketing o di coppia. La tecnologia sottostante rimane la stessa: identificare le tentate soluzioni e applicare stratagemmi per sbloccare il sistema.

 

5.2 Il Cliente Ideale

 Il cliente ideale per il Counsel Coaching Strategico è l’individuo o l’organizzazione che si percepisce come “bloccato” (“stuck”).

Questo profilo include:

Individui che, pur sapendo cosa dovrebbero fare, non riescono a farlo a causa di blocchi emotivi o comportamentali.

Manager e imprenditori in crisi, che hanno perso la visione strategica o che faticano a prendere decisioni.

Persone che sentono di “subire la realtà” invece di crearla e gestirla attivamente.5

Team o organizzazioni intrappolati in dinamiche relazionali o operative disfunzionali.

Il modello si posiziona esplicitamente per una clientela proattiva, orientata ai risultati. Il sito di M. Cristina Nardone afferma chiaramente: “Se vuoi continuare a credere che ‘la vita è dura’ e vuoi solo lamentarti non facciamo per te!    Se invece vuoi cambiare e ottenere risultati concreti, in tempi rapidi, sei nel posto giusto!“.

Questa dichiarazione delinea un contratto psicologico chiaro:

il cliente può aspettarsi un intervento focalizzato, pragmatico e senza fronzoli.

 

CONCLUSIONE: Il Modello Strategico come Tecnologia Pragmatica del Cambiamento

Al termine di questa analisi comparativa, emerge con chiarezza che il Counsel Coaching Strategico, secondo il modello sviluppato da M. Cristina Nardone, non è una semplice fusione sinergica di Counseling e Coaching, né si colloca in un punto intermedio tra i due.

Esso rappresenta una terza categoria distinta, un paradigma a sé stante la cui identità è definita non dalla sua apparente natura ibrida, ma dalla sua radice epistemologica: una rigorosa “tecnologia del cambiamento” 6 di derivazione cibernetico-sistemica.

Mentre il Counseling tradizionale si fonda sull’empatia e sulla relazione di supporto e il Coaching tradizionale sulla motivazione e sulla pianificazione, il Counsel Coaching Strategico si fonda sulla performance e sulla precisione dell’intervento. Il suo differenziatore principale non è la qualità della relazione o la chiarezza degli obiettivi – elementi comunque presenti – ma l’efficacia e l’efficienza nel produrre un cambiamento misurabile.

Il linguaggio del modello è quello dei risultati: “efficacia superiore al 90% su oltre 6.000 casi trattati”, interventi in “tempi brevi” 5 e raggiungimento di “risultati concreti”.

 Questo lessico inquadra l’intervento non tanto come un viaggio esplorativo, quanto come un’operazione ingegneristica precisa, quasi chirurgica, volta a ristrutturare la percezione e la reazione del cliente.

LA PROMESSA ULTIMA DEL MODELLO, E IL SUO PIÙ SIGNIFICATIVO PUNTO DI ROTTURA CON GLI APPROCCI CONVENZIONALI, RISIEDE NEL SUO IMPEGNO A SFRUTTARE UNA COMPRENSIONE SOFISTICATA DEI MECCANISMI DI FUNZIONAMENTO UMANO PER TRASFORMARE IL CAMBIAMENTO POSITIVO DA UN ESITO AUSPICABILE A UN RISULTATO “INEVITABILE”.5

IN QUESTO SENSO, IL COUNSEL COACHING STRATEGICO SI PROPONE NON COME UN’ARTE DELL’AIUTO, MA COME UNA SCIENZA APPLICATA DELLA SOLUZIONE

Bibliografia per approfondimenti

La differenza tra il coaching ed il counseling – Serenis, https://www.serenis.it/articoli/differenza-tra-coaching-e-counseling/

Differenze tra coaching, counseling, psicoterapia. – GuidaPsicologi.it, https://www.guidapsicologi.it/articoli/differenze-tra-coaching-counseling-psicoterapia

COUNSELOR, COACH E PSICOLOGO: Che differenze ci sono tra le figure che promuovono il benessere in azienda? – ASAP ITALIA, , https://www.asapitalia.com/it/psicologia-del-lavoro/275-counselor-coach-e-psicologo-che-differenze-ci-sono-tra-le-figure-che-promuovono-il-benessere-in-azienda

COUNSEL COACHING STRATEGICO – Futuro & Innovazione, https://futuroeinnovazione.com/counsel-coaching-strategico/

Coaching e Counseling: la psicologia umanista e positiva al servizio dell’uomo e dell’azienda – INCOACHING, accesso eseguito il giorno agosto 25, 2025, https://www.incoaching.it/coaching-e-counseling-la-psicologia-umanista-e-positiva-al-servizio-delluomo-e-dellazienda/

Risolvere problemi e gestire il cambiamento – RE: M. Cristina Nardone – YouTube, https://www.youtube.com/watch?v=CIH5P0no4w8

Coaching strategico – Nardone Group, , https://www.nardonegroup.org/coaching-strategico/

Una sessione di Counsel Coaching Strategico in diretta con Paolo Vocca – YouTube https://www.youtube.com/watch?v=yHp240HXnFU

“Il Modello di Cristina Nardone mi ha trasformato la vita”: Stefania racconta il suo cambiamento – https://www.youtube.com/watch?v=ZzqwwkZp4-A

percorsi formativi suggeriti

  • Scuola di Counsel Coaching Breve Strategico

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<Quando stai vivendo un momento ingarbugliato e hai bisogno di rimettere le cose a posto, un counselor, attraverso l’ascolto e specifiche tecniche di colloquio, (nel nostro caso attraverso il dialogo strategico) ti sostiene nel ritrovare le tue energie interiori per ripartire. Ad ognuno di noi può capitare di attraversare momenti difficili e confusi in cui capiamo di avere bisogno di un sostegno più efficace del semplice “momento di sfogo con l’amico del cuore”. Un counselor, dunque, ti aiuta a scegliere senza scegliere al posto tuo. Ti aiuta a ripartire lasciandoti la responsabilità dei tuoi passi. Ti sostiene nel cambiamento e nel recupero delle tue “energie sopite” nei momenti chiave della tua vita. Il percorso di counseling è quindi per definizione legato ad un obiettivo di cambiamento specifico e può essere applicato alle diverse dimensioni della vita: relazioni familiari e/o di coppia, vita professionale, ecc.>

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