L’Upgrade Strategico: Perché l’Educazione Cinofila Esige il Modello Nardone
Come professionista che opera da anni nell’intersezione tra la crescita personale umana e l’educazione cinofila, e con una solida formazione nel Modello Strategico e, mi trovo spesso a osservare la profonda discrepanza tra come tentiamo di educare i nostri cani e come dovremmo effettivamente comunicare con loro. Il panorama cinofilo odierno è saturo di metodi, filosofie e approcci. Eppure, nonostante questa abbondanza di informazioni, la confusione regna sovrana e i problemi comportamentali, anziché diminuire, sembrano moltiplicarsi in forme sempre nuove e più complesse. La ragione, a mio avviso, è semplice: il sistema è “buggato”. Stiamo tentando di risolvere problemi complessi utilizzando una logica ordinaria, lineare e spesso disfunzionale, che finisce per alimentare i problemi stessi. Ci focalizziamo su un “perché” ipotetico, su credenze rigide o su un addestramento meccanico, ignorando la realtà fondamentale del sistema che abbiamo di fronte.
Questa realtà è che la relazione uomo-cane è, prima di ogni altra cosa, un sistema percettivo-reattivo basato sulle emozioni. Le azioni, sia le nostre sia quelle del cane, non nascono nel vuoto, ma sono il frutto immediato di come percepiamo la realtà in quel preciso istante e dell’emozione che tale percezione scatena. In questo contesto, il cane agisce come uno specchio impietoso della nostra (in)efficacia comunicativa. È qui che, come formatore, sento la necessità di un “upgrade” del sistema operativo: un passaggio dal “buon senso” fallimentare alla logica non ordinaria del Modello Nardone. Il cane, nella sua meravigliosa e pragmatica semplicità, non ha bisogno di un proprietario che “comprenda” la sua psicologia ancestrale; ha bisogno di un interlocutore che sappia gestire la contingenza, che agisca sul come funziona il problema nel presente, e che offra una comunicazione efficiente, efficace e, soprattutto, sana.
Nel mio lavoro di Counsel Coach formato al modello strategico, la prima cosa che ho imparato è identificare le Tentate Soluzioni. Ovvero, tutto ciò che la persona mette in atto per risolvere un problema, ma che, paradossalmente, lo alimenta e lo mantiene. Ora, trasportiamo questo concetto nel mondo cinofilo. Cosa vediamo? Un campionario infinito di tentate soluzioni disfunzionali.
Prendiamo un cane che abbaia all’arrivo degli ospiti per ansia o eccitazione. La tentata soluzione del proprietario “A” (logica lineare) è sgridarlo: “Zitto! Basta!”. Cosa percepisce il cane? Il proprietario è teso, si agita, urla. L’emozione del cane (ansia) non solo non viene corretta, ma viene confermata dalla tensione del “branco”. Risultato: il cane abbaia di più, o impara a temere l’arrivo degli ospiti (e il proprietario). La tentata soluzione del proprietario “B” (logica permissiva) è accarezzarlo per calmarlo: “Bravo, stai buono, non c’è nulla…”. Cosa percepisce il cane? Rinforzo. Sta comunicando ansia e riceve attenzione e contatto fisico. L’emozione viene premiata. Risultato: il cane imparerà che abbaiare ansiosamente è un modo efficace per ottenere l’attenzione del proprietario.
In entrambi i casi, il proprietario è caduto in una Psicotrappola. È convinto di agire per risolvere, ma sta agendo per mantenere. Si concentra sul sintomo (l’abbaio) senza capire come il suo stesso comportamento influenzi il sistema percettivo-reattivo del cane in quel preciso istante.
Qui entrano in gioco le credenze e le resistenze che, come ci insegna il Modello Nardone, sono i veri motori delle tentate soluzioni. Il proprietario crede che il cane “gli stia facendo un dispetto” (credenza antropomorfica) o che “debba capire” chi comanda (credenza basata sul dominio). Queste credenze generano rigidità e impediscono di vedere la realtà contingente: il cane sta solo reagendo a un’emozione presente.
Nella comunicazione con il cane, questi elementi – credenze rigide, paradossi (“ti sgrido perché tu stia calmo”), e resistenze al cambiamento (“ho sempre fatto così”) – sono rumore di fondo. Sono interferenze che sporcano il canale. Come educatore, reputo che il cane meriti di più. Merita una comunicazione pulita. Per ottenerla, dobbiamo smettere di cercare di educare il cane e iniziare a ristrutturare la percezione del proprietario. Non possiamo usare il dialogo strategico con il cane, ma possiamo e dobbiamo usarlo con l’umano, per portarlo a sentire diversamente e, di conseguenza, ad agire diversamente, sbloccando così l’intero sistema.
L’applicazione del Modello Nardone all’educazione cinofila non significa trattare il cane come un paziente umano. Significa, al contrario, rispettare la sua natura animale liberando il campo dalle sovrastrutture psicologiche umane. Il cane vive in un eterno presente; è un maestro della contingenza. Le sue azioni sono dettate dalle emozioni di adesso e da una giusta (o errata) considerazione dei fatti di adesso.
Se il cane tira al guinzaglio, la logica tradizionale cerca il “perché”: “È dominante”, “Vuole esplorare”, “Non mi rispetta”. Il Modello Nardone bypassa questa analisi. Il problema non è perché tira, il problema è come smette di tirare adesso. Il problema è la tentata soluzione del proprietario che tira a sua volta, creando una tensione (emozione) che giustifica la trazione del cane (reazione). Un circolo vizioso perfetto.
L’approccio strategico agisce su due livelli:
L’importanza dell’upgrade al Modello Nardone sta proprio qui: è l’unica logica che ci permette di operare in modo efficiente ed efficace in un sistema basato su emozioni e fatti contingenti. Invece di combattere la resistenza del cane (che spesso è solo una proiezione della nostra rigidità), aggiriamo la resistenza del proprietario. Invece di analizzare credenze che il cane non possiede, modifichiamo le percezioni che il cane ha della realtà.
Il cane merita una comunicazione sana. “Sano” significa efficiente, rapido e basato sulla realtà del momento. Significa smettere di inquinarlo con le nostre psicotrappole, i nostri paradossi e le nostre ansie. L’educazione cinofila “strategica” non è l’ennesimo metodo di addestramento; è un reset del sistema operativo umano, che finalmente permette al proprietario di diventare ciò di cui il cane ha davvero bisogno: una guida emotivamente competente e pragmaticamente efficace.
Di Fabio Noferi, Counsel Coach e Formatore Cinofilo (Modello Nardone)
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