Cristina Nardone / Molti la conoscono per essere una brillante e innovativa imprenditrice, molti altri come consulente, formatrice o manager, in effetti Maria Cristina Nardone è tutto questo, ma lei stessa preferisce definirsi una “problem solver”, che ha fatto del pensiero strategico “il suo vivere pragmatico”. Iniziata nei primi anni ’90, alla pratica del Centro di Terapia Strategica – Istituto di ricerca, formazione e attività clinica – dai due fondatori Giorgio Nardone e Paul Watzlawick, oggi Cristina è Amministratore Unico della società di consulenza e formazione “Strategic Therapy Center – S.T.C. Change Strategies”, Presidente della Nardone Watzlawick Onlus, Consigliere dell’Osservatorio nazionale Bullismo e Doping e infine volontaria dell’Associazione di Protezione Civile G.U.G.S., insieme al suo pastore tedesco: Fly.[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_column_text]Come molti di voi sapranno, prossimamente partirà la prima edizione dell’Accademia Internazionale di Leadership Strategica Femminile e per l’occasione non ci siamo fatti scappare l’opportunità di incontrare Maria Cristina Nardone – Fondatrice e Ceo della società STC Change Strategies, nonché ideatrice del nuovo “progetto formativo-esperienziale”, dedicato alle donne manager – per rivolgerle alcune domande sulle motivazioni che l’hanno spinta alla creazione di una scuola che ha per obiettivo, come dichiarato dall’imprenditrice: “quello di insegnare alle donne a gestire tutte le pressioni psicologiche e sociali, a trasformare i propri limiti in punti di forza ed aggiungere alle proprie competenze quelle skills specifiche di un modello – sistematico ma non rigido come il Problem Solving Strategico® –, composto da tecniche di comunicazione persuasoria e da straordinari stratagemmi che hanno già dimostrato la loro sorprendente efficacia ed efficienza in migliaia di casi, trattati con successo in oltre 20 anni di ricerca, studio e applicazione“. Scopriamo insieme cosa ci ha risposto.
D: Chi è oggi il leader vincente?
R: Dal mio punto di vista, il leader vincente è quella persona che non ha dubbi sugli obiettivi da raggiungere, che sa comunicarli a se stesso e a tutte le persone che lo circondano, che sa motivare i colleghi al raggiungimento delle loro aspirazioni, che sa gestire le proprie emozioni, anche quelle più profonde, quelle più «invalidanti», ma soprattutto che sa essere resiliente. Che è ben diverso dall’essere resistente.
D: Che caratteristiche deve avere la persona resiliente?
R: È quell’individuo che sa assorbire gli urti della vita e soprattutto nel contesto delle a leadership al femminile, sa focalizzarsi su se stesso e superare tutte quelle condizioni, come detto prima, le più “invalidanti”, in termini di gestione della relazione con se, con gli altri e il con mondo, per superare gli ostacoli che inevitabilmente la vita gli propone.
D: Perché nasce l’Accademia Internazionale di Leadership Strategica Femminile?
R: Domanda legittima. In effetti sono stati in molti a chiedermi il motivo per il quale ho creato un’Accademia di Leadership Femminile. La risposta è semplice: in 20 anni di professione, mi è capitato di incontrare tantissime donne, con le quali ho lavorato a percorsi di vario genere, con l’intento di sostenerle nel raggiungere degli obiettivi personali e professionali. Donne che mi chiedevano aiuto per migliorarsi perché non avevano abbastanza consapevolezza delle proprie abilità, capacità e competenze. Mi piace raccontare un episodio, che mi è rimasto particolarmente impresso di una donna che, arrivata da me, mi ha detto: «Non mi sento all’altezza di quello che faccio e sento la necessità di studiare e applicarmi di più, inquanto le persone che ho intorno non mi trattano come vorrei». Bene, sappiate che questa persona aveva conseguito 5 lauree, ve ne cito solo due per farvi capire che tipo di studi aveva intrapreso: fisica e matematica. Conosceva perfettamente sette lingue, quindi come avrete capito, una donna di 38 anni che per raggiungere una formazione di questo tipo, si era data un gran bel da fare. Quello che però non aveva mai trattato di se, era acquisire quelle competenze, che ancora oggi vengono definite purtroppo delle soft skills, che le permettessero di avere la capacità e l’abilità di comunicare e gestire le problematiche relazionali.
D: Ovvero?
R: Quelle che noi costruiamo con il nostro modo di parlare, di relazionarci con i nostri comportamenti. In ottica pragmatica la comunicazione, è proprio quella che crea la nostra realtà. Infatti il termine è composto dalle parole: “comunica” e “azione” e ciò ci ricorda che il nostro modo di parlare e di comunicare, crea l’agire.
D: Secondo la sua esperienza, c’è bisogno oggi di acquisire competenze in leadership femminile?
R: Certamente. Oggi ancora troppe donne non sono in grado di valutarsi nel modo più idoneo. Troppe professioniste si dedicano alla formazionione in modo quasi maniacale, pratica che ritengo fondamentale per raggiungere certi obiettivi, perché come recita un nostro slogan “chi non si forma si ferma“, ma quando hai acquisito 5 lauree e conosci 7 lingue, con una esperienza ultra decennale in campo professionale alle spalle e non ti senti ancora all’altezza, questo significa che è necessario un lavoro differente: più interiore, più psicologico, più emotivo, per permettere di acquisire quella sicurezza, che è fondamentale per una leader.
D: A chi si rivolge l’accademia?
R: La nostra accademia è rivolta a tutte quelle donne che voglio essere artifici del proprio destino nell’avventura vincente della propria vita e il mio obiettivo insieme a tutte le/i testimonial e le/i docenti, sarà quello di accompagnarle in un percorso dove possano sentirsi adeguate, sia in ambito professionale che in ambito di vita privata. Quindi non c’è un curriculum per essere ammesse in maniera specifica, ma solo il desiderio e la voglia di crearsi una propria strada, una soddisfazione personale e la capacità di poter uscire definitivamente da quelle logiche di sensi di colpa, con i quali una donna che decide di intraprendere una carriera professionale, deve inevitabilmente fare i conti, poiché prima o poi troverà nel proprio cammino qualcuno che le dirà “per fare carriera dovrai rinuncerai alla famiglia”. Senza falsa umiltà vi porto il mio esempio: da ormai 25 anni opero nel campo imprenditoriale, periodo nel quale ho creato due società insieme ad un uomo che è mio fratello. Nonostante l’impegno profuso che mi ha vista presente in modo costante, nel frattempo ho costruito una meravigliosa famiglia, che è composta in questo momento da: 2 figli, un marito, 10 cani, 2 pesci rossi e un pappagallo. Come avrete capito non mi sono fatta mancare nulla. E quando sono stata, per motivi professionali, lontana dalla mia famiglia e dalla mia casa, ho avuto il supporto totale delle persone che avevo intorno a partire da mio marito, che ha saputo accettare questo mio desiderio, ma non solo, mi ha incoraggiato a continuare a dare del meglio, perché si era reso conto che quando tornavo a casa soddisfatta, quello che riuscivo a dare era molto di più. Quindi invito tutte le lettrici a mettervi in gioco, e a comportarvi in modo da aumentare le vostre possibilità di scelta, perché quello che mi piace ricordare a tutti è che “non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi”.
D: Dal suo punto vista essere un leader significa lavorare di più o lavorare meglio?
R: La risposta la trovate nella brochure di presentazione dell’Accademia – scaricabile al seguente «link» –, che non è proprio una guida, ma paradossalmente un libro, dove abbiamo descritto “che cosa è” e “come si fa a diventare un leader“. Vi consiglio vivamente di leggerla per approfondire il tema. Comunque la mia idea è chiara: essere un leader non significa lavorare di più, ma lavorare con efficacia ed efficienza.
D: Cosa deve saper fare un leader?
R: Deve prima di tutto saper risolvere problemi, nel minor tempo possibile, implicando le minor risorse disponibili. E intendo sia in termini economici che di risorse umane. Inoltre deve “saper fare per se“, ma deve soprattutto “saper far fare“. Un’abilità quest’ultima, che mi auguro di saper trasmettere a tantissime donne giovani ma anche più grandi, perché un altro aspetto che vorrei marcare, è che non è difficile diventare leader, ma mantenersi. Raggiungere un livello di carriera e tenerlo costante nel tempo per come funziona il mondo oggi, è una cosa complicatissima. E ricordate, quando si arriva in vetta ad una montagna, la caduta che possiamo fare è molto più rovinosa di quando cadiamo dal primo scalino. Quindi invito anche le signore e le ragazze, che sono già in un momento di carriera avanzata, di riflettere, e dire “ok, non mi accontento di essere arrivata fino a qui, ma voglio restarci e continuare a contribuire a creare un mondo migliore”.
D: Che tipo di percorso prevedere l’Accademia?
R: Sarà un percorso totalmente esperenziale pensato appositamente per l’altra metà del cielo, ma dove non escludiamo la possibilità di avere degli uomini che vogliano mettersi in gioco e capire che conoscere anche il mondo femminile e fare un lavoro insieme, può essere già un nuovo inizio per riuscire a guidare il mondo in una nuova ottica, dove non vi sia più distinzione tra sessi, ma il comune obiettivo di migliorarsi. Detto questo, il programma è stato pensato e strutturato anche invitando personalità preminenti nel mondo maschile, perché dobbiamo imparare da chi è stato più bravo di noi. Siamo sempre bravi a dire “c’è di peggio”, perfetto, andiamo a vedere se c’è di meglio.
D: Qualche nome?
R: Vi porto un esempio: tra i docenti ci sarà Diego Ingrassia, che è uno dei collaborati anzi, il collaboratore riconosciuto di Paul Elkaman, colui che negli anni ha dimostrato scientificamente quanto possano essere importanti le micro-espressioni facciali. Pensate a quante volte, durante la pratica lavorativa, siete stati costretti, per svariati motivi, a mentire senza farvi scoprire. Siete stati in grado di gestire le vostre espressioni/emozioni? Adesso è possibile superare questo impasse. E questa è solo una parte del programma.
D: Ci può anticipare qualche altro argomento?
R: Certo, ad esempio: tutti i segreti per costruire l’autostima, l’autoefficacia e la fiducia in se stesse.
D: Per chi non conoscesse ancora S.T.C., ci può ricordare di cosa si occupa il vostro centro?
R: Lo Strategic Therapy Center è una società specializzata in miglioramento delle prestazioni e nasce per risolvere i problemi personali. Creare e gestire il cambiamento rappresenta da sempre la nostra più grande abilità. In questi 25 anni, in gran parte abbiamo lavorato proprio su questo, attraverso una ricerca/intervento che ci ha permesso di aiutare migliaia di persone ad uscire da gravi patologie.
D: Chiunque può diventare un leader?
R: Dal nostro punto di vista ognuno di noi ha un talento. Assurdo sentir dire: “leader si nasce”, poiché, come ogni nostra competenza e abilità, può essere costruita se c’è la volontà – e l’esercitazione – nel volerlo diventare. Per questo, nel programma è prevista una giornata dedicata al lavoro sulle proprie fragilità, per trasformarle in vantaggi.
D: Ultima domanda: perché la leader del futuro dovrebbe scegliere la vostra accademia?
R: Come avrete modo di leggere nella brochure, il programma si chiama: Leadership Strategica Femminile. “Strategica” perché esiste un modello, che è stato strutturato dal gruppo Nardone, che si chiama: Problem Solving Strategico®. Quest’ultimo, già riconosciuto nel mondo per la sua potenza, permette di raggiungere obiettivi con efficacia ed efficienza, in tempi brevi e con il minor dispendio di energie possibili. Come capirete, non è un fattore irrilevante soprattutto nel mondo di oggi, dove tutto è fast e dove anche nelle organizzazioni i cambiamenti globali sono improvvisi. È proprio in questi frangenti che il leader deve essere in grado di rispondere al cambiamento per non subirlo.
Nardone Model COUNSEL COACHING STRATEGICO ® 35, 41, 44 ( Nice Classification )
(Copyright © di M. Cristina Nardone)
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